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pp. 3, 6, Anno XXI | n° 1 Gennaio 2017
Leggendo «Mandatoriccio – Storia di un Feudo» di Franco Emilio Carlino |
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Giovanni Sapia Un libro di storia interessa ordinariamente il lettore per la sua specificità, e più o meno intensamente secondo l’importanza dell’oggetto e la misura dell’indagare, dell’analizzare, del narrare, ed è raro che tocchi, oltre la mente, il cuore e la fantasia, come invece capita a me leggendo questo «Mandatoriccio – Storia di un Feudo» di Franco Emilio Carlino. L’autore è conosciuto come ricercatore e scrittore instancabile e incontentabile, e tale stoffa veste già i suoi scritti concernenti la sua attività d’insegnante e di animatore e organizzatore dell’associazionismo scolastico, ma in quelli consacrati alla storia del luogo natio il cuore fa a gara con la mente e l’incontentabilità sorveglia le pagine fin quasi ad opprimerle. Succede già nelle prime opere di questo genere: «Mandatoriccio – Storia, costumi e tradizioni» (2010) e «Proverbi popolari e modi di dire nel dialetto di Mandatoriccio» (2011), dove il sentimento fa a guerra con la mente indagatrice e ordinatrice, la rassegna topografica scopre preziosità insospettate, l’analisi linguistica apre finestre sulle vicende storiche, la natura del terreno spiega con la sua varietà la ricchezza di generi di prima necessità, come l’olio, il grano, il vino, l’arte della creta e quella delle pipe, la tradizionale industria delle botti e dei barili, e il sottobosco, denso di una varietà di frutici e suffrutici anche rari, come oggi l’anice, offre ricetto a una ricca fauna, stanziale e di passo. (continua) |
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Anno 2, Numero 7, p. 12, Quotidiano destrutturato di informazione regionale, Domenica 8 gennaio 2017
GIAMBATTISTA PALATINO, UN MAESTRO ROSSANESE DELLA CALLIGRAFIA di Franco Emilio Carlino, Componente del Comitato Scientifico dell'Università Popolare di Rossano e Socio della Deputazione di Storia Patria della Calabria La riproduzione di scritti o disegni in più copie per mezzo dell’arte tipografica fu ideata dal tedesco Gutenberg, nella prima metà del XV secolo. Inizialmente, il tipografo alemanno per realizzare una rudimentale pressa da stampa si ispirò ai frantoi dell’uva, una macchina che consentiva di compiere una maggiore pressione sui primi caratteri incisi nel legno. Qualche anno più tardi il sistema e la tecnica di stampa venivano perfezionati dallo stesso Gutenberg con la messa a punto di caratteri mobili, questa volta ricavati dalla fusione di metallo fuso, che opportunamente predisposti in righe per la composizione del testo su di un telaio erano poi posti sulla piastra del torchio per essere adeguatamente inchiostrati pronti a ricevere il foglio di carta premuto da un torchio azionato a vite. Da ciò ha poi origine il lungo processo metodologico, tecnologico, di ricerca e di esperienza che ci condurrà ai nostri giorni alla tecnica della stampa moderna, con più sofisticati sistemi di pubblicazione, perfezionati attraverso i secoli, ma tuttora, nell’era dell’informatica e della multimedialità, per la contemporanea presenza e la reciproca influenza dei diversi mezzi di comunicazione, in continua evoluzione.Nella operazione o nel composito sistema di operazioni relative alla riproduzione mediante stampa, importante, per la riuscita del procedimento tecnico adoperato e quindi l’ottenimento di migliori risultati, si dimostra il perfezionamento dell’uso e del tipo di carattere ai fini di una migliore facilità di lettura. Ed a riguardo, parallelamente, non si può non constatare che anche in tale settore è continuo il progresso e l’evoluzione. Tra i numerosi tipi di carattere oggi impiegati nell’industria della stampa un posto di rilievo lo assume il Palatino, che è anche quello che mi sta particolarmente a cuore per la sua armonia ed eleganza. Molte sono a riguardo le motivazioni che mi hanno convinto a usarlo mentre su alcune delle ragioni di carattere generale cercherò di argomentare storicamente e per flash nel prosieguo di questo mio compilato soffermandomi in modo specifico sulle sue caratteristiche e sulle origini del nome. Continua |
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Anno 2, Numero 42, p. 10, Quotidiano destrutturato di informazione regionale, Domenica 12 febbraio 2017
Mandatoriccio e ciocco - Un secolo di amore Potrebbe sembrare singolare quanto sto per dire, ma credo sia opinione diffusa in molti nel sostenere che ci si occupa di Storia solo quando si affrontano argomenti di rilievo o si trattano i grandi avvenimenti, mentre a mio parere si può fare Storia anche raccontando ciò che accade quotidianamente nel sociale, riscontrabile per esempio nella cultura umana di una comunità, nel lavoro della sua gente e nelle sue usanze. È il caso di Mandatoriccio, un bellissimo borgo del basso Jonio cosentino, di quasi tremila ab., situato alle frange montuose della Sila a 565 m. sul livello del mare, dove da oltre un secolo si continua a lavorare la radica dell’erica arborea, un arbusto sempreverde, dalla corteccia bruna tendente al rossastro, tipica della macchia mediterranea dalla cui radice si ottiene il “ciocco” e dal quale con meticolosa precisione, fantasia e arte prendono forma ricercati, eleganti e sofisticati pezzi dell’artigianato locale: le pipe per fumare. Continua |
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Morici, un figlio di Rossano dalle idee riformatrici Rovistando in alcuni scritti riguardanti l’indimenticabile e catastrofico terremoto di Rossano del (1836) includenti anche alcuni riferimenti circa l’inizio dei lavori di alcune opere pubbliche della città tra cui quella relativa alla realizzazione dell’acquedotto comunale, un’opera tanto auspicata dalla comunità sin dai primi anni del XIX secolo, nel corso della lettura la mia attenzione fu richiamata dal nome del progettista, un certo Domenico Morici, di professione architetto. Incuriosito Continua |
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Franco Emilio Carlino | Componente del Comitato Scientifico dell'Università
Popolare di Rossano e Socio della Deputazione di Storia patria della
Calabria.
Collegamenti:
Deputazione di Storia Patria della Calabria
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Ultimo aggiornamento: martedì, 10 maggio 2022 Copyright © Franco Emilio Carlino. Tutti i diritti riservati