Panorama da via Cava
Chiesa Madre 1938
Via Diaz
Arco su via Diaz Arrere 'e mura
Rione Cava - Piazzale ex Cavone
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MANDATORICCIO.
DA BORGO MEDIOEVALE
A MODERNA
CITTADINA VOTATA ALLE ATTIVITÀ TURISTICO-ALBERGHIERE
Franco Emilio Carlino
Mandatoriccio, grazioso e
incantevole borgo,
ricco di paesaggi e bellezze
naturali,
accarezzato
dai fiumi dell’Arso e l’Acquaniti, posto alle propaggini
montuose della Sila,
incastonato tra il mare Ionio e i monti della Presila Greca,
adagiato su di una ridente collina posta sulla costa del basso
Jonio cosentino, a 565 m. sul livello del mare, ma con
variazioni altimetriche abbastanza
spiccate tanto da raggiungere
quasi i 900 m. di quota nelle parti montane del territorio,
entra sulla scena geografica del comprensorio della Calabria
Citra, nel centro
dell’antica Bruzia,
collocandosi nell’ambiente territoriale della pianura di Sibari,
tra Rossano e Cariati, tra il 1619-1634, ma al centro di un
territorio più vasto, a metà strada tra la stessa Sibari e
Crotone, due delle città emblema di quella che è stata, sul
territorio, la civiltà Magno-Greca.
L’abitato visto dall’altopiano di
Cessìa, evidenzia la sua caratteristica conformazione
urbanistico-topografica a forma di ipsilon “Y” e il territorio
comunale confina con i Comuni di Scala-Coeli, Pietrapaola e
Campana.
Il vecchio Borgo medioevale, con il suo delizioso Centro
Storico, e la moderna zona della Marina si integrano
perfettamente accogliendo una popolazione complessiva di 2911
abitanti di cui 1445 M. e 1466 F. occupanti una superficie di
36,77 kmq per una densità di 79,2 abitanti per kmq. Oggi, la
moderna cittadina in provincia di Cosenza, fa parte della
Comunità Montana “Sila Greca”, inserita nella
Regione Agraria n. 17 - Colline Litoranee di Cariati si presenta come un
mondo di colori diversi, belli e vivaci e si mostra agli occhi
del visitatore con le sue diverse peculiarità tutte da godere:
la montagna, il mare, le case, le viuzze, gli slarghi, il
castello feudale, la torre dell’Arso, le chiese, le piazze, i
personaggi, le tradizioni, le sue diverse sorgenti, i ruscelli,
i torrenti, l’aria fresca e salutare e uno splendore immenso.
Per la sua posizione privilegiata, il paese ha un gradevole
clima in tutte le stagioni. I suoi abitanti, dediti
prevalentemente alle tipiche attività agricole,
dell’artigianato, soprattutto quello della lavorazione ormai
centenaria dell’erica per la produzione delle pipe dal marchio
Carlino, dell’industria e negli ultimi decenni anche nel settore
turistico alberghiero che ha trascinato con se anche un forte
sviluppo edilizio, sono chiamati Mandatoriccesi.
Mandatoriccio, per quanti provengono dal mare è facilmente
raggiungibile percorrendo la S.S. 106 Ionica, quasi fino ai
confini meridionali della Provincia di Cosenza. Una volta giunti
allo Scalo di Mandatoriccio, il Paese si raggiunge lasciando la
S.S. 106 e deviando al Bivio imboccando il tratto di Strada S.S.
383, oggi Strada Provinciale 205. Salendo, ci si insinua tra
costoni argillosi e in maniera cangiante tra le diverse tonalità
di verde: quello lucido degli agrumi, il verde marcio degli
eucalipti, il verde intenso delle piante di mirto e quello
argenteo degli ulivi.
Antica è la storia del borgo e
secondo la scuola di pensiero di
alcuni storici diverse
e discordanti risultano
essere alcune ipotesi e
tesi
storiografiche sulle sue origini,
che a partire dall’epoca
normanna registra un progressivo inurbamento. Le ricerche finora
svolte allo scopo di comprendere le dinamiche che hanno portato
alla formazione e configurazione dell’attuale nucleo storico di
Mandatoriccio, se pure provenienti da documenti cartografici
risalenti ad epoche diverse, non sono sufficienti a coglierne la
sua evoluzione con certezza. Tuttavia, da notizie storiche
documentate e presenti nell'Archivio di Stato di Napoli, secondo
il Catasto del 1608-1741, Mandatoriccio originariamente faceva
parte della Calabria Citeriore come Casale di Pietrapaola con
dipendenza dal distretto ecclesiastico di Rossano. Circa la sua
fondazione credo siano stati superati molti dubbi, per cui
questa ormai è fatta risalire intorno ai primi anni del XVII
secolo, in pieno periodo feudale, per merito di Teodoro Dionigi
Mandatoriccio, da cui ne prende il nome. Questi era un facoltoso
e benestante commerciante appartenente al ceto borghese della
nobile famiglia dei Mandatoriccio di Rossano. Anche sul toponimo
non mancano le diverse ipotesi come quelle che sostengono che
Mandatoriccio derivi dal termine
greco
Mandràtoras
(μανδράτορας)
(padrone di mandrie)
essendo stato il luogo da sempre via privilegiata della
transumanza per greggi e mandrie di armenti che dalla costa si
dirigevano verso i verdi pascoli della Sila oltre che importante
stazione di sosta per ristorare uomini e animali, mentre altre
ipotesi ritengono che il termine sia
riferito
al cognome del fondatore Teodoro
Mandatoriccio o potrebbe derivare dal latino mandatoricius,
da mandator (subordinatore) o mundator
(ripulitore).
Le sue
origini, con i suoi quattrocento anni, affonda nella storia del
periodo feudale e della difficile epoca del Vice Regno
spagnolo. Un periodo molto controverso nel quale punto di
riferimento fu la costruzione del castello feudale, trasformata
in fortificazione intorno al quale si sviluppò il borgo. Alla
morte di Teodoro Dionigi Mandatoriccio, duca di Crosia, titolare
del Feudo diventa il figlio Francesco, come 2° duca di Crosia,
che morto senza prole, dopo alcune vicende anche legali, gli
subentrò la sorella, Vittoria Mandatoriccio 3ª duchessa di
Crosia. Estinta con Francesco la famiglia dei Mandatoriccio ed
essendo Vittoria maritata con Giuseppe Ruggero Sambiase,
principe di Campana, per successione femminile, i possedimenti
feudali dei Mandatoriccio passarono alla nobile famiglia
cosentina dei Sambiase, ramo di Campana che ne detennero il
possesso sino all’abolizione della feudalità, imposta dalle
leggi francesi. Durante il governo di Felice Nicola Sambiase,
figlio di Vittoria Mandatoriccio e Giuseppe Sambiase, nel 1708
Mandatoriccio diviene parrocchia grazie alla Bolla Ecclesiale
emanata dall’allora Arcivescovo di Rossano, Andrea Adeodati.
Inoltre, l’ordinamento amministrativo disposto dai francesi per
legge il gennaio 1809, considerò Mandatoriccio «Luogo», ossia
«Università» nel cosiddetto Governo di Cariati”.
Acquisita
la sua autonomia amministrativa, Mandatoriccio ebbe per un certo
periodo come frazione anche Pietrapaola che successivamente
riacquistò la sua indipendenza, ma che incorporò nuovamente
nella sua giurisdizione agli inizi del secolo scorso, sino a
quando Pietrapaola nel 1934 diventò definitivamente autonoma.
Con gl’inizi dell’Ottocento, Mandatoriccio si fece apprezzare
per il suo contributo alla causa della libertà con il
garibaldino Leonardo Chiarello. Mandatoriccio. Come i diversi
paesi del circondario, non fu immune al fenomeno del
brigantaggio, anzi rappresentò per alcune bande tra le quali
quelle di Salvatore Grande e di Leonardo Sanfelice, punto
strategico per il loro riparo. A parte la caratteristica del
suo centro storico medioevale, interessanti sono le
testimonianze storico-archeologiche-architettoniche presenti sul
proprio territorio come alcuni siti cavernicoli, i siti
archeologici di Gabella e di Manche di Procello, il Castello,
oggi residenza municipale, la Torre dell’Arso con le sue
facciate a vela, emergenza architettonica del territorio
risalente al periodo normanno ed esempio unico di masseria
fortificata, la Chiesa Madre dei Santi Apostoli Pietro e Paolo,
originariamente dedicata a San Nilo, in cui si può apprezzare la
bellezza del suo soffitto ligneo; le Chiese di Santa Maria
delle Grazie, alla Cona, della Madonna Addolorata, in Piazza
Garibaldi, di San Giuseppe Operaio alla Marina, l’arco di via
Roma, una volta dotato di ponte levatoio e utilizzato come
ingresso al borgo, parti delle mura a protezione della città.
Austero e
imponente, il Castello
feudale di Mandatoriccio è sistemato nella zona più alta
del vecchio borgo, nel Centro Storico del paese,
costituendone il nucleo principale.
La sua edificazione
viene data, verosimilmente, nel corso del periodo
aragonese tra la metà del XV e gli inizi del XVI secolo,
anche se permangono dubbie e contraddittorie alcune
vicende che hanno contrassegnato la storia del maniero
durante i secoli.
Più volte smantellato
e riedificato in alcune parti contiguo alla Chiesa Madre
sistemata lateralmente, come era solito fare in epoca
feudale, confermerebbe, come già riportato, che le
origini del paese siano molto più antiche di quanto si
pensi. E non manca chi sostiene più distanti origini di
un stanziamento umano, nato appunto intorno al
Castello e alla Chiesa Madre dei Santi Apostoli
Pietro e Paolo, già nella seconda metà del 1200, avendo
evidenziato nella struttura difensiva particolarità
architettoniche precedenti al periodo della Rinascenza.
È intuibile, che
proprio intorno all’attuale Castello fatto
edificare nei primi anni del 1600, per volontà di
Teodoro Mandatoriccio, duca di Crosia appartenente alla
nobile famiglia dei Mandatoriccio di Rossano e al quale
si deve la fondazione del paese intorno al 1634, si sia
formato anche il primo nucleo abitato determinando in
maniera decisiva l’avvio del profilo urbanistico e
architettonico dell’attuale cittadina.
È certo altresì che
l’impianto primitivo del Castello era provvisto
solo di due torri che compaiono orientate nell’odierna
piazza Duomo, con l’obiettivo di ispezionare la
vallata sottostante dell’Arso prospicente il mare
per prevenire probabili sbarchi saraceni (le altre due
torri, quelle orientate su piazza del Popolo
furono aggiunte in un secondo momento) e che lo
stesso fosse salvaguardato da mura, così come si deduce
da alcuni resti di fortificazione ritrovati nelle
vicinanze, tesi da ritenere ragionevole se si considera
che a Mandatoriccio una delle zone prossime al maniero è
denominata dialettalmente ‘arrere ‘e mura’
(dietro le mura).
Dopo i Mandatoriccio
il maniero fu dimora dei Sambiase, Principi di Campana,
rivestì un ruolo fondamentale nella vita del paese
vivendo il suo periodo migliore a cavallo tra i secoli
Seicento e Settecento. Passato di mano nei possedimenti
privati di alcune famiglie, ultima quella dei Brunetti,
successivamente il Castello, per molti anni, rimase
chiuso avviandosi a un periodo di totale decadimento
conservando però quasi immutato il suo aspetto
primitivo.
A seguito di un
importante intervento di recupero e restauro avvenuto
nel 1989, con molte delle parti conservate a pietra
vista, il vecchio fortilizio di origine normanna, una
delle più affascinanti e meglio preservate costruzioni
feudali, non ha perso però il suo grande fascino e la
sua genesi medievale. Dal 1994 è adibito a residenza
municipale e ancora oggi ospita tutti gli uffici del
Comune.
Realizzato interamente
in pietra, per le sue molteplici peculiarità ancora oggi
rilevabili, quali la fortificazione con cinta muraria,
le torri e la porta d’ingresso di via Roma, a
difesa del nucleo abitato si può accostare alla più
classica idea di castello a pianta quadrata. Si sviluppa
su tre piani con corte interna e scale di accesso per i
piani sovrastanti, e fortificato dalle quattro torri
cilindriche poste ai vertici della struttura si espande
a base circolare imponendosi maestoso alla vista del
visitatore.
Per il suo naturale
punto strategico di difesa, che ha reso negli anni
imprendibile il luogo, il Casale di Mandatoriccio fu
ritenuto per lungo tempo un punto di richiamo per i vari
feudi confinanti quale salvamentum a garanzia e
salvaguardia delle popolazioni del luogo martellate
dalle improvvise e insistenti scorribande saracene, ma
anche mandamentum di notevole rilevanza politica.
Mandatoriccio, 19
novembre 2015
Bibliografia:
-Franco Emilio CARLINO,
Mandatoriccio Storia Costumi e Tradizioni,
Ferrari, Rossano, 2010;
-Franco Emilio CARLINO,
Mandatoriccio Storia di un Feudo. Dal Nobile Casato
dei Mandatoriccio di Rossano alla blasonata famiglia dei
Sambiase di Cosenza. Dai Toscano-Mandatoriccio fino
all’Unità d’Italia (1619-1860). Imago Artis,
Rossano, 2016.
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