Intervento Massoni a
presentazione volume di Carlino su Mandatoriccio e località
limitrofe (Rossano, 30 ottobre 2013)
La lettura del volume
dell’amico Carlino, pubblicato in modo così decoroso dall’amico
Ferrari, porterebbe il mio intervento in mille direzioni,
collegandolo a molti degli stimoli e degli argomenti contenuti
nel libro.
E’ da una vita che mi occupo di
storia, e mi vanto di non essere uno storico, ma un semplice
ricercatore curioso e dal pensiero divergente. Ma c’è
qualcos’altro che mi fa sentire particolarmente vicino
all’autore, a questo libro, all’editore, al caro Pier Emilio e
ad altre persone qui presenti: siamo spinti da un AMORE
RAZIONALE nei confronti della nostra regione e delle località in
cui siamo nati o viviamo. Se prevalesse solo l’amore saremmo
spinti ad iperboliche sopravvalutazioni, ad indifendibili
primati, a frasi d’effetto, ad esaltazioni e forzature dei dati
storici… insomma, l’amore è cieco e da solo fa un brutto
servizio alla ricerca ed all’analisi delle fonti storiche.
D’altra parte l’amore è una molla
potente, che spinge all’indagine storica, che ti fa stare
impegnato per ore ed ore, per giorni, per mesi, magari in uno
scantinato umido o in condizioni di scarsa igiene e luminosità
per riordinare un archivio o per cercare in mezzo a mille carte
proprio quel riferimento che ti serve, oppure che ti perseguita
piacevolmente quando insegui a lungo e testardamente un’ipotesi
che non trova conferma… Nel nostro campo, quello della ricerca
storica locale, la componente dell’amore c’è sempre, in misura
maggiore o minore; quando è scarsa siamo di fronte a ricercatori
individualisti, egocentrici, rancorosi, che non accettano
critiche e confronti, che vedono nel gran mare delle storia
locale una serie ininterrotta di occasioni per mettersi in
mostra; nei casi estremi si arriva a saccheggiare senza scrupoli
quanto prodotto da altri.
In questo libro di Carlino
respiro pienamente e volentieri la categoria dell’amore
razionale, ma non è solo questo che lo rende piacevole e
raccomandabile. Leggendo le poche righe della quarta pagina
della copertina, si capisce come Carlino sia riuscito a compiere
un’altra quadratura del cerchio, a conciliare storia locale e
storia generale, evitando le presentazioni asfittiche di tanti
storici municipali del passato. E’ un libro didattico al 100%,
ottimo anche per studenti delle scuole superiori, che
contestualizza in modo piacevole e sufficientemente ampio le
vicende storiche di Mandatoriccio, collegandole a quelle che
hanno riguardato i paesi limitrofi, la Calabria e l’Italia
Meridionale. Inoltre è un testo affidabile per quanto riguarda i
contenuti (ho rilevato solo qualche piccola, probabile
inesattezza) e scritto in modo semplice: si legge volentieri e
insegna molto.
Permettetemi altri rapidissimi
contributi, prima di passare alla proiezione delle immagini che
ho selezionato.
Ho cercato sui “Diari” inediti di
Ignazio Pisani, che riferiscono le vicende rossanesi dalla fine
dell’800 al 1936, qualche riferimento a Mandatoriccio; una
annotazione dell’agosto del 1926 riferisce che “per la festa
dell’Achiropita viene a suonare a Rossano la banda di
Mandatoriccio”…
Poi: ho analizzato alcuni testi
che Carlino non riporta nella pur ampia bibliografia. Il primo è
dello storico Gustavo Valente, Fonti per la storia del rossanese
negli atti del notaio Francesco Greco di Bocchigliero, edito nel
1990…; qui abbondano i riferimenti a Bocchigliero ed alla
travagliata vicenda del passaggio dai Mandatoriccio ai Sambiase.
Di particolare interesse, fra il
tanto altro, un atto del 1666 relativo alla firma dei Capitoli
Matrimoniali fra Giuseppe Sambiase e Vittoria Mandatoriccio,
figlia di Teodoro e sorella di Francesco.
In un atto del 1695 due pescatori
di Rossano lamentano il fatto che Giuseppe Sambiase pretende le
teste dei pesci di grosso taglio pescati nelle sue marine,
mentre finché era vivo l’ultimo Duca Francesco Mandatoriccio,
tale “ius” spettava al principe di Rossano, i cui diritti
arrivavano fino al Trionto.
E poi, atti relativi ai confini
fra Rossano e il Ducato dei Mandatoriccio, curiose pratiche da
parte di Vittoria Mandatoriccio per prendere formalmente
possesso del ducato di Crosia e delle sue pertinenze, ecc.
Finisco con due provocazioni.
Prima: in un altro testo che non
trovo nella bibliografia, si tratta del libro “I colori del
campanile” di Riccardo Greco, anche questo edito nel 1990, a
pagina 63 si riporta un documento secondo il quale fin dall’anno
1440 Mandatoriccio figura fra le “città e terre” che avevano
stipulato una “comunanza”con Rossano in merito al pascolo del
bestiame…
Seconda: in uno studio sulla
masseria del Vecchiarello di Mandatoriccio, risulta che la
tenuta dell’Arso era sicuramente esistente già nel periodo
normanno. Non ho qui il tempo per riaprire un dialogo con
l’architetto Antonio Gallo, il quale nei suoi scritti sostiene
che la bellissima Torre dell’Arso risalga al XVII secolo, mentre
a mio parere andrebbe retrodatata, e di un bel po’…
Terza ed ultima: la tutela dei
beni monumentali, estremamente impegnativa per una città grande
come Rossano, in cui le emergenze da tutelare e valorizzare sono
centinaia, può e deve essere più semplice in località più
piccole, come Bocchigliero, che ha il dovere di salvare e
recuperare in modo opportuno i suoi beni monumentali ed
artistici: il castello, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la
scultura di Cesare Baccelli… e soprattutto deve scoprire, dico
scoprire, quanto di interessante possiede nel centro storico,
nelle abitazioni private, nelle carte di archivi finora
inesplorati. Io personalmente ed altri soci della Roscianum,
forti di una più che trentennale esperienza nel campo della
ricerca storica e della valorizzazione del patrimonio
monumentale, avremmo molto da suggerire agli amici di
Mandatoriccio e delle località del territorio… siamo disponibili
ad un incontro di lavoro con le amministrazioni comunali, con
associazioni e studiosi, con ricercatori e storici del calibro
di Carlino, il quale col libro presentato stasera inaugura un
nuovo modo di intendere la storia locale. |