Relazione di
Pierpaolo Cetera
(Mirto, 15 dicembre 2013)
Ricerche
bibliografiche sulla Crosia medievale e moderna.
Possiamo dire che il libro di Franco Emilio
Carlino è un frutto di una
pietas loci, ed è quindi indispensabile al
rinvenimento di quel sentimento -a volte esauribile per via
delle delusioni e dell’indifferenza delle comunità
d’appartenenza - dell’amor per il proprio luogo.
Ecco che ben vengano questi lavori e noi siamo contenti di
divulgare e sottoporre a tutti quei cittadini aperti verso la
cultura scritta.
La testimonianza di presenza
umana nei nostri luoghi
è attestata per un lungo periodo che parte dal tardo neolitico
(scoperte di tombe, monete e relativi suppellettili) sino
all’ellenico, attraversa il periodo imperiale e giunge nell’Alto
medioevo.
Nel volume di Franco Emilio
Carlino questo specifico territorio è trattato in più luoghi e
nello specifico paragrafo introduttivo delle pagg. 24-27;
comunque è tutto il territorio ad interessare questo lavoro ciò
sta a indicare una sorta di avvenuta intersecazione fra le
diverse vicende storico-sociali dei territori della Calabria
ionica.
Nostra intenzione è fare un salto
nel tempo e avvicinarci alla “recente” epoca ove sia possibile
documentare i “fatti sociali, politici ed economici” della
comunità del territorio di Crosia. Ci serviremo, in un primo
momento di questa ricerca bibliografica, della tradizione
erudita.
Il Barrio, il padre degli antichi
storici calabrese, scrive prima su Calopezzati e …
<< Su+binde (subito dopo)
Chrysiam castellum est cù olei copia, Abest a mari m.p. ÿ in
hoc agro nascutur cappares, et siliqua (garrubba)
silvestris, in littore fontes (litorale con fonti d’acqua – “centofontane”?)
frequentes sunt dulce manates aqua … >> (De Antiquitate et
situ Calabriae [1571], pag. 379).
Trent’anni dopo nell’opera di
Marafioti, nella parte riferita a Crosia, ricalca quella del
Barrio: << … il primo castello che si incontra è uno chiamato
Crisia lontano dal mare quasi per ispazio di due miglia; il
particolare da lodarsi è che nelle maremme di questo castello
incanto quali all’onde del mare scaturiscono acque dolci, à
punto come nelle arene del lido di Reggio. Qui il paese abbonda
di oglio, e in tutti gli convicini luoghi nascono spontaneamente
capperi, acroscini (un arbusto ) e le silique selvagge(v.
supra) In questi si piccioli castellotti non occorre
antichità la quale sia degna di particolare memoria >>,
(Girolamo Marafioti, Croniche et Antichità di Calabria,
1601, pag. 200). Dove “antichità” è chiaramente riferito a
manufatto di degna menzione.
E, ancora, Giovanni Fiore, il
terzo antico storico preso in considerazione, scrive << Crosia.
Giovanni
Batista Nola Molise
(storico crotonese della prima metà del seicento, ndr)
l’abbrevia nella pronunzia riprendendo il volgo, perché
comunemente l’allunghi. Barrio e Marafioti la scrivono Chrisia o
Crisia; però non si pigliano briga a dimostrarne l’origine; onde
io la conghietturo di non troppo alto comincimento; e lo notò
ancora Marafioti allargando la considerazione a tutte le
Abitazioni all’intorno. Ha buon territorio (ripete le formule
di Barrio) …
Si annovera con cento fuochi, ed
ha titolo di Duca della famiglia Mandatoriccio. Oggi la possiede
per dote la famiglia Sambiasi Cosentina, con il medesimo titolo
di Duca >>. (Della Calabria illustrata, Giovanni Fiore di
Francica, 1691)
Proprio a smentire un lascito
dell’antica storiografia poco lusinghiero sulle origini
di Crosia sono numerose le recenti pubblicazioni che
ricostruiscono le vicende nel corso dei secoli.
La Storia di Crosia, quindi,
presenta un congruo numero di riferimenti bibliografici:
saltando qualcuno ci accingiamo a indicarne i più rilevanti per
la nostra disamina. I principali dizionari geografici e storici
(dal Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, ed.
del 1703, al L. Giustiniani, ed. fine ‘700 -inizio ottocento,
sino a quello odierno di Gerard Rohlfs nella riedizione del 1974
del Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria)
sono avari nell’introduzione di altre notizie. Di quest’ultimo è
riportato dal nostro autore come continuatore della
fascinazione lessicale, attribuita a Lenormant – il grande
archeologo e storico francese- del famoso Chrusea “ luogo
d’oro” che non ha nessun riscontro documentale. Ed a un altro
tipo di “oro” – giallo e altrettanto prezioso- è possibile
attribuire una prima interessante notizia: è proprio il testo di
Rohlfs a suggerire al filologo Gianfranco Fiaccadori la
prima indicazione di un luogo chiamato Mrtys o Mrtws nell’opera
del medico e filosofo ebraico Donnolo Shabbetay vissuto nel X°
secolo d.C. (quindi un contemporaneo di S. Nilo di Rossano).
Questo luogo, Mirto, è citato nel “Sefer ha Mirquhot” (Libro dei
rimedi medici e farmacologici) per via del suo straordinario
miele che era lì prodotto.
Nelle secoli che avanzarono
diversi furono i nomi associato al “fundus” (inteso come podere)
Mirto, come vedremo.
Il primo storico del novecento ad
occuparsi compiutamente di Crosia- Mirto è stato Gustavo
Valente: la sua “Storia di un paese” (edizioni tipografiche
S.C.A.T. di Cosenza, 1958) era stata voluta dal dott. Paolo Buri
allora direttore generale dell’Opera per la valorizzazione della
Sila”(OVS). Pur nella breve esposizione, il saggio di Valente è
ricco di notizie e suscita tuttora un forte interesse in più
direzioni d’indagini. Siccome riprenderemo questi spunti
citeremo sempre questa fonte.
Diversi i cenni a Crosia nel più
importante lavoro di storia locale del nostro territorio: mi
riferisco alla “Storia di Rossano” di Alfredo Gradilone.
Nel 1983 per i tipi delle
Edizioni Pellegrini di Cosenza è stato pubblicato dagli autori
Catalano-Scaramuzzo-Tolone, una “Breve Storia della Calabria
Jonica Cosentina e di un suo paese: Crosia”, ove si accenna a
una narrazione su Crosia ricalcata su quella fatta da Gustavo
Valente nel 1958. L’interesse di questo volume è l’indagine
demologica sui riti, usi e costumi, le tradizioni, il senso
religioso e d’alcuni aspetti della vita del passato.
Del 1998 è la breve pagina
dedicata a Crosia e curata da Luigi Voltarelli dove si scrive di
“ben trentatrè feudatari, da Matteo di Cariati ai Sanbiase
(sic!)” hanno regnato in queste terre; (si tratta di una guida
voluta dall’Assessorato provinciale al Turismo e dalla Comunità
montana Sila Greca). Luigi Voltarelli, a sua volta, è autore di
una “storia di Crosia” che rientra nell’alveo di opere
divulgative e, forse, la più esaustiva finora prodotta.
Del 2000 è la pagina di Luigi
Bilotti sugli “Itinerari Culturali nella provincia di Cosenza”-
che ricalca il libro Crosia scritto da Ilario Principe ed E.
Filippelli- ove si sostiene che si tratta di un paese medievale
(e nulla più). Più recenti sono i cenni sparsi in diverse
pubblicazioni curate dal G.A.L. che ha sede in Mirto. Proprio
nel volumetto curato dai cosentini Ilario Principe e Elena
Filippelli troviamo le citazioni delle prime fonti storiche su
Crosia: si tratta del pagamento (cedola) della decima pari a 3
tarì e 5 grani (spiegheremo successivamente il valore così
espresso). A ricevere il tributo –pari alla decima parte del
reddito netto ricavato dal lavoro o dalla terra- è un certo
Basilius cappellano della Chiesa crosiota. Siamo nel 1325.
Venendo ai nostri giorni,
strutturata è la breve descrizione di Crosia fatta da Franco
Emilio Carlino nel libro che stiamo presentando, come abbiamo
già accennato. (leggi
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