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Cerimonia
di apertura del Convegno della FIDAPA di Rossano nel contesto
del quale è stato presentato il Volume |
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Il prof.
Giovanni Villarossa, Vicepresidente Nazionale dell'UCIIM
relaziona al Convegno della FIDAPA |
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L'Autore
del Volume, Franco Emilio Carlino nel corso del suo intervento
di saluto |
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Il
pubblico nel corso della presentazione |
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pagina Convegno UCIIM Fidapa |
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La Prefazione di Franco MARTIGNON
(Ispettore Ministero Pubblica Istruzione)
La
vocazione e la professionalità, che integrate diventano mission,
possono delineare un interessante percorso storico se si
esprimono in spazi
culturalmente definiti e in tempi scanditi da un’attività
responsabilmente interpretata come testimonianza della
delicatissima funzione educativa.
Ma
tale percorso non sarebbe ancora “storia” se non fosse
documentato nella correlazione delle cause, dei limiti, delle
interferenze e, nonostante le specifiche e quasi organiche
difficoltà del mondo dell’educazione, degli esiti tangibili a
riscontro dell’impegno profuso.
L’autore
non si limita infatti alla narrazione degli eventi memorabili
realmente accaduti nell’universo delle istituzioni scolastiche
del suo territorio ma vuole mettere in evidenza gli aspetti
significativi del cambiamento, che, nonostante la rarità degli
interventi legislativi primari, ha influito sulla riflessione
pedagogica, sui compiti delle risorse umane coinvolte,
sull’ordinamento e perfino sulla concezione stessa dell’impresa
educativa.
Accanto
ad alcune innovazioni, derivate dalla norme generali, vengono
considerate le molte ed insistenti che la scuola stessa ha
prodotto nel rimpallo continuo tra i rapidi e molteplici
cambiamenti socioculturali e le esigenze di un migliore
adattamento della funzione educativa alle nuove necessità delle
giovani generazioni. Si tratta, in sostanza, di una nuova
prospettiva antropologica che ha richiesto e continua a
richiedere nuove modulazioni della relazione interpersonale e
della comunicazione professionale.
L’autore,
del resto, colloca la sua testimonianza fra gli elementi stessi
del cambiamento e il suo “io c’ero” fa diventare vissuto ciò che
solitamente è narrato, rende diretto ciò che abitualmente è
raffreddato dal documento o appannato dall’incertezza delle
prove.
Tutto
il lavoro del prof. Franco Carlino è espressivo di questa “vita
in diretta” che, in un permanente presente storico, ricostruisce
la verità del sistema educativo, evitando gli effetti
enfatizzati del tempo andato ed anche delle interpretazioni
ideologicamente inclinate.
L’autore,
testimone dell’ispirazione cristiana in educazione, esplicita
l’attività svolta sotto forma di servizio reso ai piccoli, che
sono la parte eletta di ogni comunità, destinataria pertanto di
una “riverente” considerazione.
C’è
un aspetto particolarmente forte e meritevole da evidenziare per
demolire i luoghi comuni della presunta inferiorità o
subordinazione delle terre del sud italiano. La scuola
calabrese, di tutte le Calabrie perché la geomorfologia delimita
aree di specifica condizione logistica e culturale, emerge,
capitolo dopo capitolo, paragrafo dopo paragrafo, come un
servizio efficiente su tutto il territorio, illuminata
dall’intelligenza dei suoi educatori, riscaldata da una passione
non improvvisata.
Si
comincia con l’Autonomia scolastica che, non a caso, ha
rappresentato il più forte sisma nella concezione stessa del
servizio d’istruzione e formazione. Lo Stato si eclissa e chiede
ad ogni istituzione di mettersi in luce per caratteristiche di
qualità del servizio e non di semplice presenza sul territorio;
l’Autonomia è anche annunciatrice avanzata di una Riforma, che
solo la distrazione prodotta da interessi di parte può far
apparire superficiale; in una specie di rivoluzione copernicana
ripropone la centralità della persona dell’alunno come ragione
essenziale della responsabilità della famiglia, della
preparazione pedagogica degli insegnanti e degli stessi impegni
di spesa del Paese.
Non
più uno Stato che educa ma che favorisce l’educazione, non più
una scuola che insegna e giudica ma un’istituzione che si pone
al servizio dei più piccoli e socialmente meno protetti; non più
una didattica pensata per un gruppo ideale e inesistente,
definito classe, ma per ciascun componente (personalizzazione
didattica), per battere definitivamente le vergogne della
dispersione e della mortalità.
Una
Riforma che indica la diversità come valore dopo la presunzione
di un’uguaglianza ridotta solo ad ipotesi di egualitarismo. Il
secondo fulcro, intorno a cui ruota la documentazione storica di
F. Carlino è dato dal bisogno di porre in alto, alla vista di
tutti, la funzione docente, uguale a nessuna, pur accostata al
bisogno della formazione continua.
Gli
incontri, i convegni, i seminari, di cui l’Uciim è stata
ostinata promotrice, sono conferme stabili di tale evidenza.
Che
tale aspetto sia fondamentale è confermato dalla L. 53/2003, che
conclude il suo disegno riformatore proprio con il pilastro di
una formazione che, necessaria, chiede tempi e modi nuovi ma,
soprattutto, una creativa efficacia.
Tutta
la cultura dei servizi sociali e dell’economia generale del XX
secolo ha ruotato intorno al concetto di risorse umane, che sono
valore nella misura in cui “spendono competenze” a favore del
lavoro, della produzione, dell’istruzione e della formazione. Il
punto focale, che ha evidenziato l’interazione delle risorse
umane (famiglie-scuola-società) con la formazione finalizzata
alla qualità del servizio e che ha dato i primi scossoni al
sistema burocratico scolastico in direzione partecipativa, è
stato rappresentato dall’emanazione dei decreti delegati della
scuola nel 1974 e, in particolare, di quello sull’istituzione e
funzionamento degli organi collegiali; ad un sistema gerarchico
subentravano prime ipotesi di partecipazione democratica, pur
con le incertezze derivanti dal basso livello di consapevolezza
di larga parte dei cittadini-genitori.
La
prospettiva più limitata del Distretto Scolastico e quella più
ampia del Consiglio Scolastico Provinciale hanno permesso al
prof. F. Carlino di percepire, vivendoli, sia le difficoltà che
gli entusiasmi di una scuola, che cominciava a pensarsi in modo
diverso: dopo i decreti delegati la scuola italiana non è stata
più la stessa e si è aperta responsabilmente alle nuove povertà
ed ai nuovi bisogni di un tempo troppo dinamico e policentrico
per essere capace di adeguata stabilità.
L’opera
dell’autore si conclude con un tema a Lui caro, quasi “ultima
cura” di un percorso professionale, che è stato illuminato da un
faro: la percezione del valore dell’Orientamento e della
funzione d’aiuto in tale direzione. In ogni incontro, in ogni
situazione sia professionale che privata, il prof. F. Carlino
“scivolava” sul tema dell’orientamento, quasi a ricordare alla
scuole le troppe situazioni di disorientamento.
L’orientamento
è, del resto, l’altra faccia della formazione autentica;
dapprima considerato come attività conclusiva dei cicli,
funzionale solo alla scelta della scuola successiva o
dell’indirizzo del lavoro, è maturato nella dimensione
esistenziale, essendo la scelta d’orientamento elemento
qualificante del progetto di vita. Non più solo informazione
orientativa ma autorientamento del giovane, illuminato dalla
professionalità degli insegnanti e consolidato dalla prudenza
della famiglia.
La
scuola ne ha fatta di strada! È proprio ciò che si può esclamare
percorrendo le pagine, semplici e forti, del lavoro di
documentazione prodotto dal prof. F. Carlino.
Come
un pane, che il lievito trasforma nella pazienza del tempo, così
la scuola è diventata un servizio umanamente più significativo
perché ha saputo osservare, capire e progettare con coerenza.
La
lunga ricerca del prof. Carlino può essere indicata come
strumento efficace per la prima formazione di quanti sentono la
nobiltà dell’educazione e ambiscono a farla diventare la loro
professione.
Rispetto
alla freddezza di alcuni annuari, l’evoluzione del sistema
formativo è qui vissuta in diretta, con una partecipazione a
volte toccante, che appare al lettore esperto meritevole di
condivisione perché priva dei facili sbilanciamenti
dell’ipercritica di mestiere o dell’ottimismo di chi non
percepisce i problemi di un sistema troppo complesso.
Un
lavoro dunque sostanzioso, da consegnare a quanti considerano la
scuola luogo privilegiato dello spirito.
Nota:
di Celestina D'Alessandro,
Dirigente scolastico P.I.
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