Home
Pubblicazioni
Rubrica
Eventi
Rassegna
Storie
Link
Contatti
Fotografia
Escursioni
News
Iniziative
Luoghi
Interessi
|
|
Note sul volume |
Locandina di
presentazione |
|
Titolo |
L'Università Popolare di Rossano - Le opere e i giorni |
Natura |
Monografia |
Autore |
Franco Emilio Carlino
|
Tipo documento |
Testo a stampa |
Pubblicazione |
Rossano (Cs): Università Popolare Rossano Imago Artis
Edizioni |
Anno |
Febbraio
2015 |
Descrizione |
Storia dell'Università Popolare di Rossano |
Pagine |
512 |
Misure del volume |
cm. 17 x 24 |
Soggetto dell'opera |
L'Università Popolare di Rossano in occasione dei
trentacinque anni dalla fondazione |
Paese di pubblicazione |
Italia |
Lingua di pubblicazione |
Italiano |
LA BACHECA
Saluto
dell’Autore alla cerimonia di presentazione del 14.5.2015
Buona
sera a tutti e benvenuti. Dopo i numerosi interventi che hanno
preceduto questo mio contributo, non mi rimane altro che
ringraziare e salutare. Tuttavia, senza privarvi del piacere di
sfogliare il volume, su cui ci si è intrattenuti e discusso, e
consentirvi di srotolare un nastro lungo 35 anni, sul quale è
registrata la storia di questo nostro autorevole Istituto
accademico rossanese, considerevole per i contenuti in esso
presenti, mi limiterò a intrattenervi solo su alcune delle
motivazioni che mi hanno indotto a realizzarlo. Intanto, non
posso che esprimere la mia soddisfazione, per aver contribuito,
in qualche modo, a conservare come in uno scrigno un pezzo di
storia della nostra Rossano, e sì perché la storia
dell’Università Popolare è storia di Rossano.
Sono
35 anni di una realtà della città documentata che è stata al
servizio della comunità, della scuola, e del territorio e che
richiama memoria storica e identità allo stesso tempo, valori
sui quali spero avranno modo di riflettere più di ogni altro i
ragazzi delle nostre scuole, che saluto e ringrazio per la loro
partecipazione, e ai quali spero le istituzioni possano
veicolare la positività di tale messaggio agevolando la
diffusione del presente volume. [...]
Come
il poema didascalico di Esiodo illustrava la necessità del
lavoro da parte dell’uomo con consigli pratici per l’agricoltura
e i giorni e il mese nel quale compiere determinate attività,
così questo volume, segue, ferma, documenta e interpreta a uno a
uno i passi compiuti dall’Università Popolare di Rossano dalla
nascita al suo trentacinquesimo anno di vita. [...]
Concludo
ringraziando velocemente prima di tutto voi tutti intervenuti, i
miei amici e colleghi presenti, perché ancora una volta mi avete
dimostrato il vostro affetto. La vostra presenza mi commuove, mi
gratifica e mi incoraggia, con nuovi stimoli a continuare.
Ringrazio
quanti hanno portato i saluti istituzionali e le loro rispettive
e prestigiose Istituzioni, la Chiesa e i vescovi presenti, la
Scuola e i suoi rappresentanti, l’Università della Calabria e i
suoi docenti, le associazioni intervenute, la classe forense,
l’accademia cosentina, i sindaci del territorio, gli Istituti di
credito, fondazioni e privati che hanno sostenuto l’iniziativa,
quanti hanno fatto arrivare messaggi di saluto, perché tutti
avete concorso indistintamente a impreziosire questo
interessante evento che, al di là della stessa pubblicazione, ha
offerto l’occasione per un incontro di festa di famiglia e della
città. Ringrazio l’Amministrazione Comunale, il Sindaco,
l’Assessore alla P.I. e l’IRACEB altro importante Istituto
cittadino e il suo presidente, per i messaggi di saluto
opportunamente inseriti nella pubblicazione. Ringrazio
l’Università Popolare e tutti i suoi componenti fondatori, i
simpatizzanti per la sensibilità avuta verso la mia persona, per
aver sostenuto la presente pubblicazione, da molto tempo
auspicata e attesa e per avermi accolto su designazione del suo
Direttore prof. Giovanni Sapia, come nuovo componente di questo
importante Istituto accademico cittadino. Ringrazio il Prof.
Mercogliano per la sua articolata e puntuale relazione e per la
postfazione al volume. Ringrazio il Dott. Francesco Rapani,
essendo io nuovo nell’associazione, per la vicinanza offertami e
per aver accompagnato passo passo fattivamente l’intero percorso
progettuale che ha portato alla presente pubblicazione e perché
il tutto andasse a buon fine. Ringrazio l’Università Popolare
come casa editrice e gli Editori Ivan e Arianna, della Casa
Editrice Imago Artis, che ancora una volta con grande
professionalità consegnano al pubblico e alla città di Rossano
questo mio nuovo volume ponderoso e compatto, ma maneggevole e
rispondente pienamente al gusto circa il suo profilo estetico.
Ringrazio il Dott. Franco Cirò per la sua lettura che arricchirà
ulteriormente l’evento e come sempre un doveroso ringraziamento
va a mia moglie Franca che costantemente assorbe le mie ansie,
incertezze e titubanze offrendo però sempre obiettivamente i
suoi preziosi consigli e suggerimenti.
Spero
non aver dimenticato nessuno, e comunque se l’ho fatto chiedo
scusa. Infine, e questo è un capitolo a sé, lasciatemi
ringraziare il prof. Giovanni Sapia, Direttore dell’Università
Popolare di Rossano, per aver creduto in me, per avermi dato
fiducia, per avermi voluto al suo fianco, insieme agli altri
amici dell’Università Popolare, per aver da subito apprezzato e
condiviso la validità del mio progetto che ha portato alla
pubblicazione dell’opera che oggi ufficialmente ha visto la luce
e per aver onorato la stessa della sua intensa e articola
prefazione. Dicevo che questo è un capitolo a sé perché mai come
in questo caso i motivi di affetto si sono mescolati tra loro
con quelli della passione per la ricerca e la documentazione. Ho
sempre ritenuto che le esperienze professionali hanno senso se
vengono condivise, e non vi può essere miglior modo che quello
di farne delle pubblicazioni. Come tutti i lavori che l’hanno
preceduta, perciò, anche questa opera è imperniata e poggia su
questa filosofia: meditare, progettare, ricercare, documentare
per tramandare agli altri la memoria storica del nostro vissuto,
perché non vi può essere futuro senza conoscere il passato. La
presente esperienza mi ha dato l’opportunità di crescere
professionalmente. È stato un anno di intenso e fruttuoso lavoro
di sistematizzazione del materiale che mi ha permesso di
collaborare con una personalità, quella del prof. Giovanni
Sapia, di straordinaria levatura, autorevolezza e prestigio per
la città, per il territorio, per la cultura in generale. Una
esperienza che mi ha arricchito e che porterò sempre con me nel
cuore. La stesura del libro credo abbia dato a me più di altri
l’opportunità di conoscere profondamente la figura del prof.
Giovanni Sapia e per tutto ciò non posso che esprimergli con
molto affetto la mia riconoscenza e gratitudine.
(Esporta saluto PDF)
|
Clicca
sulla locandina per ingrandirla
LA BACHECA
Rilevante partecipazione
del pubblico alla presentazione del libro di Franco Emilio
Carlino per celebrare il 35° anno di vita dell’Università
Popolare “Ida Montalti Sapia” di Rossano
La
presentazione del libro
L’Università Popolare di
Rossano – Le Opere e i giorni (1979-2014),
dell’Autore Franco Emilio Carlino, mandatoriccese di nascita e
rossanese di adozione, alla presenza di autorità civili,
religiose e militari, è stata l’occasione per celebrare il 35°
anno di vita del noto Istituto accademico rossanese, guidato sin
dalla sua fondazione dal prof. Giovanni Sapia, personalità di
straordinaria levatura, autorevolezza e prestigio per la città
di Rossano, per il territorio, per la cultura in generale.
Nel
Centro Storico di Rossano, nella Sala Rossa di Palazzo San
Bernardino, affollata per i numerosi convenuti, hanno portato i
saluti istituzionali lo stesso Direttore Università Popolare e
Autore della Prefazione al Volume, Prof. Giovanni Sapia che ha
aperto i lavori dell’interessante raduno. Il Prof. Giovanni
Sapia dopo aver espresso gratitudine a tutti per la presenza, la
partecipazione alla manifestazione e la vicinanza all’Istituto
ha voluto ringraziare i ragazzi dei Licei presenti in sala
definendoli “luce degli occhi miei”. Ha poi proseguito il saluto
ricordando la nascita e il percorso dell’Università Popolare, la
moglie Ida Montalti e il suo grande contributo offerto
all’affermazione dell’Istituto e tutti i soci, dei quali ha cosi
proferito: “mi stavano intorno a me legati di affetto e
interessi alcuni giovani vocati alla cultura che mi seguirono
nell’impresa come gli scalzi poverelli San Francesco”. Infine,
soffermandosi sulla figura dell’Autore, attuale componente del
Comitato Scientifico dell’Istituto, ha affermato: “Franco
Carlino senza il quale questo momento di rivisitazione e di
sintesi non ci sarebbe stato, mentre c’è per la sua disposizione
in sede organizzativa, storicistica, narrativa, per il sua
caparbietà di lavoro e di metodo e per la forza sotterranea
dell’anima contadina dei padri”.
Sono
poi seguiti i saluti istituzionali del Sindaco di Rossano,
Giuseppe Antoniotti, dell’Assessore alla P.I. e Cultura del
Comune di Rossano, Prof.ssa Stella Pizzuti, del Vescovo di
Crotone, S.E. Mons. Domenico Graziani, del Vescovo di
Mileto-Nicotera-Tropea, S.E. Mons. Luigi Renzo, della Preside
dei Licei di Rossano, Prof.ssa Adriana Grispo, del presidente
dell’IRACEB e rappresentante dell’Università della Calabria,
Prof. Filippo Burgarella, del Prof. Giuseppe Trebisacce e Prof.
Fausto Cozzetto dell’UNICAL, della Presidente della FIDAPA di
Rossano, Prof.ssa Rosalba Mercogliano, del Presidente della Pro
Loco di Rossano, Dott. Federico Smurra, dell’Avv. Amerigo
Minnicelli in rappresentanza della Biblioteca Minnicelli,
dell’Associazione “Dante Alighieri” di Cosenza, con la Prof.ssa
Maria Cristina Martirano, dell’Avv. Giuseppe Zumpano come
rappresentante della classe Forense, del Comm. Gerardo Smurra,
in qualità di rappresentante della Banca Popolare dell’Emilia
Romagna – Crotone, del Sindaco di San Demetrio Corone, on.
Cesare Marini. Hanno chiuso gli interventi rappresentanti
dell’Accademia Cosentina e altri esponenti di associazioni e
istituzioni del territorio.
L’opera
di Franco Emilio Carlino è stata pubblicata dalla stessa
Università Popolare con la Casa Editrice rossanese Imago
Artis. Si tratta, come lo stesso Autore ha evidenziato nel
corso della presentazione, di un’opera orientata al mantenimento
della memoria storica dell’Università Popolare di Rossano,
autorevole Istituto cittadino.
Come il poema didascalico di Esiodo -prosegue
l’Autore-
nella sua opera illustrava la necessità del lavoro da parte
dell’uomo con consigli pratici per l’agricoltura e i giorni e il
mese nel quale compiere determinate attività, così il presente
volume, segue, ferma, documenta e interpreta a uno a uno i passi
compiuti dall’Università Popolare di Rossano dalla nascita al
suo trentacinquesimo anno di vita.
Un
volume nel quale è raccolta la storia dell’Istituto rossanese,
che è storia della città di Rossano, prodotta da un’istituzione
al servizio della comunità, della scuola, e del territorio che
richiama memoria storica e identità allo stesso tempo, valori
sui quali si spera -riferisce ancora l’Autore- avranno modo di
riflettere più di ogni altro i giovani ai quali spero le
istituzioni possano veicolare la positività di tale messaggio
agevolando la diffusione del presente volume nelle scuole.
Un’opera di catalogazione cronologica e accurata del materiale
nella quale sono fissati i confini, con date, contenuti,
riferimenti storici, relatori, temi trattati. Un libro -scrive
ancora Franco Emilio Carlino che serve alla prestigiosa
Università Popolare e sono certo che servirà a quanti
riusciranno a sfogliarne le pagine. A leggerle, si è condotti e
in qualche modo catapultati a rivivere avvenimenti e
appuntamenti che ormai appartengono alla storia, esperienze
significative, che ci portano a guardare indietro nel tempo e
rivedere i numerosi volti di relatori, poeti, scrittori,
storici, critici, politici uomini di scienza, che negli anni
hanno avuto modo di avvicendarsi, nella sede dell’Università
Popolare. Dati oggettivi e iconografici che non lasciano dubbi
sull’enorme mole di attività prodotte, tutte di grande spessore
culturale, che hanno qualificato l’Istituzione rossanese. Il
senso che ho inteso dare al lavoro, come ho già accennato, è
fare memoria di ciò che è stato, convinto che questa può essere
la sola e più significativa speranza del domani, perché il
vissuto è un’esperienza che fa parte di noi, una ricchezza
interiore alla quale non possiamo rinunciare, e perché è
l’essenza propria del nostro futuro, dell’avvenire delle giovani
generazioni.
Numerosi
i messaggi di solidarietà pervenuti e letti dal Dott. Francesco
Rapani. Dopo la relazione del Prof. Gennaro Mercogliano, Autore
della Postfazione al Volume, si è proseguito con l’intervento
dell’Autore che ha ringraziato tutti per la numerosa
partecipazione e in particolare il prof. Giovanni Sapia,
Direttore dell’Università Popolare di Rossano, per aver
apprezzato e condiviso la validità del progetto che ha portato
alla pubblicazione dell’opera che oggi ufficialmente ha visto la
luce. Una esperienza -conclude l’Autore- che mi ha arricchito e
che porterò sempre con me nel cuore, che mi ha dato
l’opportunità di conoscere profondamente la figura del
prof. Giovanni Sapia e per tutto ciò non posso che esprimergli
con molto affetto la mia riconoscenza e gratitudine.
È
poi intervenuto Ivan Porto della Casa Editrice Imago Artis,
mentre i lavori sono terminati con una lettura del Dott.
Franco Cirò tratta dai Dialoghi del Critone di Platone e
le conclusioni dello stesso Direttore dell’Istituto, Prof.
Giovanni Sapia.
(Esporta il comunicato PDF) |
Saluto del Preside Giovanni Sapia, Direttore
dell’Università Popolare di Rossano “Ida Montalti Sapia”, in
occasione della presentazione del volume di Franco Emilio
Carlino, L’Università Popolare di
Rossano – Le opere e i giorni. (1979—2014)
Benvenuti a questo
richiamo della parola e, spero, della simpatia, che congrega
rapporti, condizioni, interessi, età, dagli illustri politici e
amministratori ai due eccellentissimi Vescovi, a custodi vigili
del decoro della nostra Università, a rappresentanti di istituti
e associazioni culturali, economiche, turistiche, alla scuola
dirigente e docente, a voi ragazzi, luce dei miei occhi, agli
amici vicini e forestieri.
Il circolo dell’acqua torna
alla sorgente, dopo aver percorso distese serene e molli
ondulamenti, segreti vallivi e picchi selvaggi, succhiato umori,
rapito ciuffi e grovigli, ridispensato colori e odori, ed ha
insieme il trepido pullulare del fermento sorgivo, la piena
confusa e pressante del lungo percorso.
Ecco, talvolta la retorica
viene in soccorso anche di chi, come me, l’odia a morte per aver
voluto sempre, in tutti i momenti della vita, essere
selvaggiamente me stesso, e di porgere pietosamente la mano in
un momento di disagio, di smarrimento, di paura, di chi vorrebbe
entrare nel discorso con piede leggero, ma fermo, e non trova la
strada della parola. Oggi lo soccorre con una figura
stilisticamente definita, che risponde a quel grande momento di
pausa, di riflessione, di esame di coscienza che appartiene allo
spirito e alla giornata di tutte le filosofie umanistiche “In te
ipsum redi”: ritorna in te stesso, scrive il
filosofo.
Trentacinque anni fa lo
spirito lievitava, fermentava, ribolliva e la mano docile
l’accompagnava; ora si dimena indomito, ma insieme alla mano che
trema. Erano tempi ancora in ansia di sistemazione di istanze
sociali e culturali del dopoguerra: la filosofia aveva da tempo
agitato con una letteratura spesso di alto prestigio il problema
delle due culture; la politica ferveva con la crescente misura
del diritto all’istruzione, la Scuola con la ricerca di oggetti
e vie, la pedagogia con l’ansia di venire incontro alla
crescente necessità di cultura e a quello specifico capitolo che
è dell’educazione permanente.
Io che in questo mondo totale ero immerso per
la mia molteplice esperienza giovanile, dal giornalismo alla
politica, alla pubblica amministrazione, alla Scuola, alla
promozione culturale, scalpitavo come puledro. Fu la fortunata
accoglienza, da parte della critica, della mia opera filologica
“La carta rossanese” a dare la stura a quel ribollio con
un’impresa che, in memoria dell’antica accademia e senza gli
orpelli di titoli e di stemmi, avesse dell’università la
serietà, il decoro, l’impegno della ricerca, ma ad essa
chiamasse tutti, piccoli e grandi, a cibarsene in convivio, seсondo
misura e necessità.
Fu semplicemente così: Mi
stavano intorno, a me legati da affetti e interessi, alcuni
giovani vocati alla cultura, che mi seguirono nell’impresa, come
gli scalzi poverelli Francesco d’Assisi. Il canto undecimo del
Paradiso, quello di S. Francesco, ci appartiene: don Ciro
Santoro, il paladino del Codice e della rossanesità, don Luigi
Renzo, ora amato vescovo, tutto preso tra storia e poesia, e
l’avido scrigno di cose letterarie e fantasmi del paese che è
Gennaro Mercogliano, o educati a severo umanesimo e a rigore
della ricerca letteraria, come Franco Sena, Beniamino Piro,
Franco Graziano, Giovanni Labonia letterato col demone della
matematica, giovani affermazioni della medicina, come Raffaele
Federico e Agostino Cosentino, modelli rigorosi della conoscenza
giuridica e dell’etica professionale come Ciccio Pisani, e
quell’anima verginale che è Ermanno Fusaro, ora formalmente
lontano per tristi condizionamenti, ma presente in un
quadernetto contabile che nella sua umiltà e verità ha il
profumo dei Fioretti. In siffatta compagnia abbiamo captato
simpatia, collaborazione, presenze illustri e devote,
conquistato università e istituzioni, oggi qui degnamente
rappresentate, abbiamo richiamato nella nostra sede i
continenti.
Alcuni dei compagni sono
caduti malamente, malinconicamente per via; altri ne hanno preso
il posto: Tonino Madeo, asciutto e concreto presidente di
tribunale, Franco Joele, scrupoloso indagatore del nostro
passato di città, Mario Sapia, reduce dal suo onorato ruolo di
professore e di preside e pure lui devoto alla poesia e alla
memoria, Ernesto Palopoli, archeologo senza titolo, ma di cuore
e di mente, con cui conduce oggi il Museo di Crucoli e due vere
preziose professionalità: Franco Rapani, che ha trasferito nella
semplice e scarna comunque rigorosa amministrazione
dell’Istituto la sua competenza di alto funzionario bancario,
assicurandole ordine e certezza e impegnando concretamente e
generosamente mente e braccio, Franco Carlino, senza il quale
questo momento di rivisitazione e di sintesi non ci sarebbe
stato, mentre c’è per la sua disposizione insieme organizzativa,
storicistica, narrativa, la sua caparbietà di lavoro e di metodo
e la forza sotterranea dell’anima contadina dei padri, e
Giuseppe Zumpano, uno dei principi del nostro Foro, prodigo,
come forse non tutti sanno, di affetto, d’interessamento, di
donativi alla nostra città.
Tutti qui oggi raccolti,
passati e presenti, confortati anche da simpatia estranea, ma
tanto spontanea e viva da parere quasi antica e familiare. In un
canto l’umiltà semplice e modesta di Rosetta Sapia, da sempre
paziente scritturale e ordinatrice.
Su tutti il sorriso di Ida a
braccia aperte, collante ospitale, discreta, arguta e armoniosa
della nostra storia, alla quale l’Istituto s’intitola e in nome
della quale apro, sperando nel vostro consenso, quest’incontro e
rinnovo il mio saluto e il mio benvenuto.
Rossano, Sala Rossa San
Bernardino, 14 maggio 2015
|
Conclusioni
del Preside Giovanni Sapia, Direttore dell’Università Popolare
di Rossano “Ida Montalti Sapia”, in occasione della
presentazione del volume di Franco Emilio Carlino,
L’Università
Popolare di Rossano – Le opere e i giorni. (1979—2014)
Socrate è stato condannato a morire di
cicuta.
I discepoli non rassegnati
all’ingiustizia corrompono il carceriere e organizzano la fuga.
Critone, il più diletto, penetra nel carcere a prima mattina per
eseguire il progetto. Socrate non respinge l’atto di affetto, ma
invita il discepolo a considerare, come hanno sempre fatto in
tutti gli atti della vita, se sia morale e lecito. Dal dialogo
il discepolo esce perdente, e non per sopruso del maestro, ma
per serena considerazione dell’errore delle proprie ragioni e
della validità di quelle del maestro.
Ecco: l’Università Popolare
vuole essere questa serena condizione socratica e perciò rifiuta
tutte le bandiere onorandole tutte, aprendo la porta a tutte
alla pari, perché la loro voce arrivi chiara all’orecchio e alla
coscienza. Non è politica, ma della politica vuol essere la
celebrazione più alta, come esigenza e dovere di riflettere sul
proprio vivere, sul proprio destino, di organizzarlo e guidarlo
secondo le forme rispondenti alla giustizia e al bene comune.
Ma che cos’è la giustizia, che
cos’è il bene comune? E l’eticità, la verità che cos’è? Si alzi
chi ne è depositario.
Socrate ha parlato di concetti
universali, ma quale logica li fonda se non quella degli uomini?
L’imperativo morale di Kant prescrive ad ognuno di agire come se
la sua condotta debba essere norma di vita universale. Ma che
cos’è la norma? Il Vangelo conserva un tremendo interrogativo:
Che cos’è la verità? La verità, si risponde, è Dio. Ma questa è
tautologia. Lo stesso Sommo Pontefice, quando chiama al dialogo,
mette evidentemente sul tavolo per prima la sua. Quale Dio?
Quello dei cristiani, quello dei musulmani, quello degli ebrei?
L’antico filosofo ionico diceva che i popoli si creano gli dèi
secondo la propria sembianza e natura e che, se cavalli e buoi
sapessero parlare, si creerebbero per dèi cavalli e buoi. La
verità, si dice da altri, è il fatto stesso. Chi lo dice non
vuole vedere il dolore e le lacrime che i fatti contengono. Se
poi il fatto è la storia come genere e come scienza, il fatto è
narrato dagli uomini e partecipa dei loro limiti e della loro
fallacia.
Che cos’è la verità e chi
ardisce farsene modello? La verità è la luce che s’insegue,
quella che in ogni momento si pone come somma delle conquiste
dolorose degli uomini e in ogni momento si critica e si supera,
nello sforzo di avvicinarsi sempre più all’invisibile modello.
In questo è il diritto di esistere della stessa filosofia, il
significato della sua storia. La verità è nel bisogno della
verità, nel dubbio non come metodo e strumento, ma come atto di
fede, nella sapienza dell’ascolto e del rientro in sé. Non è
nelle immonde gazzarre parlamentari e consiliari o nelle risse
televisive di presuntuosi onniscienti e di insofferenti signore,
ma nell’umiltà paziente dell’ascolto e del confronto. Io ci ho
creduto; l’Università Popolare, a una serena rivisitazione, ho
creduto sempre così.
Vorrei farlo ancora un poco.
Riporto dalla mia inquieta curiosità giovanile la memoria di un
dipinto rappresentante una vecchia che canta e fila sul
ballatoio di una casa, con lo sguardo diritto al tramonto. Non è
la vecchierella leopardiana che novellando vien del suo buon
tempo: la vecchia canta e fila con gli occhi dritti al sole che
muore. E la didascalia recitava: “La voce non ti manchi, - il
cuore non si stanchi, - il filo non si spezzi. “
Benvenuti e grazie.
Rossano, Sala Rossa San
Bernardino, 14 maggio 2015
|
Photogallery:
Visita le foto dell'evento
|
|
|