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Sala Rossa Palazzo delle Culture
San Bernardino Rossano Centro Storico (Cs) Sabato 8 Novembre 2014 - Ore 17.30
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14-11-15 |
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LA BACHECA Prolusione Prof. Giovanni Sapia, Direttore Università Popolare "Ida Montalti Sapia" Rossano ROSSANO TRA STORIA E BIO-BIBLIOGRAFIA 8.11.2014 Cari amici, l’autunno mi visita con fedele puntualità, togliendomi il piacere di un incontro cordialmente preparato e atteso, e perciò, mentre ne affido la direzione alle mani esperte e sicure del Preside Mercogliano, Vi faccio pervenire il mio saluto tramite l’amabile cortesia di persona a me particolarmente vicina e cara, che è il Dott. Francesco Rapani. Il tema dell’incontro è molto più ampio e denso del suo significato letterale di reperimento, ordinamento, catalogazione di libri e altri assimilabili strumenti di cultura, in qualsiasi modo concepito e condotto, perché si apre dalla sua natura di elemento semplice alla riflessione sull’essenza e sul cammino della bibliografia, coincidente con l’essenza e il cammino della cultura. A non volerne seguire i passi, basta guardare ai momenti culmini dell’una e dell’altra, dal periodo alessandrino, in cui Callimaco documentò nei suoi “pinaches” (quadri) tutti i libri greci raccolti nella biblioteca di Alessandria, al Rinascimento, in cui la stampa rese possibile la moltiplicazione delle copie di un libro, all’illuminismo, che ne promosse la moltiplicazione nel suo programma di illuminazione dei popoli, ai nazionalismi dell’Ottocento, per cui il libro fu strumento dell’educazione civile, politica, patriottica, e in cui sorsero le biblioteche nazionali, a questo secondo dopoguerra, in cui l’allargamento dell’istruzione da una parte e il trionfo degli strumenti informatici dall’altra hanno spalancato e imposto alla bibliografia altre vie e possibilità. Io non mi permetto di invadere un campo che non è mio e che appartiene a persona presente specificatamente titolata e delegata, ma ho voluto aprire queste poche e modeste porte per dire non solo che il Prof. Carlino è benvenuto con la sua opera sul banco dell’Università Popolare, ma che la riflessione odierna appartiene essenzialmente al suo tessuto istituzionale, che è la cultura senza aggettivi se non quello della buona cultura. Noi siamo fortunati per avere questi strumenti di notizie e di confronto, che tuttavia si raccomandano rigorosamente al nostro buon uso, alla nostra capacità di comprendere, approfondire, comparare. Ci furono invece quelli che, pur grandissimi, non ebbero altrettanta facoltà e dovettero contentarsi di quello che poterono reperire e consultare, divenendo pur essi miniere di informazione, come Cicerone, Gellio, San Gerolamo; e ci furono quelli, anche grandissimi, che dalla mancata possibilità di confronto furono indotti in anacronismi ed errori vari, come, non si crederebbe, lo stesso Dante. Quand’egli afferma, per esempio, che Semiramide, regina d’Assiria, lo fu anche d’Egitto, lo fa perché così informato dalla principale delle sue fonti storiche, Paolo Orosio, a cui non aveva da opporre fonti alternative. Dicevo del cammino parallelo cultura-bibliografia, che riguarda anche le ragioni singole come la nostra Calabria, e i singoli comuni o i singoli paesi, come la nostra Rossano. Scorrete pazientemente i passi del nostro cammino culturale attraverso le varie fonti e vi meraviglierete di quanto ne abbiamo percorso in questi ultimi settant’anni, fino alla vera esplosione degli ultimi decenni. Lascio a Voi le conseguenti riflessioni, che giocano, purtroppo, tra il compiacimento e l’amarezza. Il libro di Carlino nasce in terreno non inesplorato, ma già percorso dall’amore e dalla serietà di due accurati studiosi, Riccardo Greco e Salvatore Bugliaro, il primo, oltre che stimato magistrato, storico puntiglioso e colto, come appare, per un solo esempio, dalla sua opera sul Settecento rossanese, il secondo, infaticabile ricercatore, quasi coniugato, come io dissi già, col suo computer, al quale estorce i risultati che vuole, talora incredibili. Si tratta di intenti e metodi diversi, accomunati dalla cura e dalla passione: io, ad esempio, so quanto travaglio sia costata a Bugliaro nella gestazione, la individuazione dei termini e dei limiti di questa rossanesità. A parte l’apporto al completamento della catalogazione dall’approdo dei due predetti autori fino ai giorni nostri, Carlino usa nella accezione letterale il termine bibliografia, di catalogo, cioè, non per autori, ma per testi, quello che nelle biblioteche è solo una via della catalogazione; lo fa tuttavia con tale voluttà di particolari tecnici e con tale paziente sintesi dei contenuti e di altri addendi, da giustificare pienamente il titolo. Perché, è questo che voglio dire, Carlino è fondamentalmente uno storico, attento, infaticabile, incontentabile. Tale si è dimostrato nei tre libri sulla sua Mandatoriccio, relativi a vicende, costumi, lavoro, spiritualità. Ma la disposizione dello storico mi appare soprattutto dal fatto che, dopo questo essenziale e completo lavoro, egli ha affrontato la storia dell’intero territorio circostante, rendendo un valido servizio ai numerosi centri che lo compongono, ma avvalorando continuamente il frutto dei tre libri precedenti con l’inquadramento storico e la ricerca delle cause. Non è poco: siamo propriamente sul terreno della storia. Se mi è lecito invocare senza scandalo qualche illustre autorità, dirò che Tacito, dopo avere narrato nelle Historiae le vicende dell’impero a lui contemporanee, si volge indietro, negli Annales, a quelle antecedenti da Tiberio a Nerone, nelle quali evidentemente riconosce i germi delle altre, secondo la legge di continuità della storia. Ed è questa disposizione storicistica che dà aspetto particolare al suo nuovo libro sulla bibliografia rossanese e ne spiega il titolo: un vero atto d’amore verso Rossano. Perché Carlino ha due cuori, che palpitano all’unisono: quello del piccolo ma ora non più piccolo borgo di nascita, con la sua storia di servaggio e fatica, ma anche di industriosità, di estro, d’intelligenza, d’iniziativa, con la sua natura felice tra gli olivi, l’erica, le querce, i castagni e le viti, e quello della più grande patria di elezione, che lo apre a prospettive culturali più vaste e complesse. Carlino ha trovato sulla sua strada una coppia di giovani editori determinati ed entusiasti, l’uno, Ivan Porto, segnato dal gusto dell’iniziativa, dall’estro, dalla fantasia, un composto quasi poetico che gli ha dettato il logo “Imago Artis”, l’altra, Arianna Garofalo, formata alla concretezza, al buon senso, alla ponderatezza, alla laboriosità di una generazione di stampatori e legatori napoletani di quelli che hanno fatto storia e arte. Il libro uscito da questo felice incontro è dignitoso e godibile, buona promessa di un’ulteriore attività che auguro fortunata e proficua. Gli accrescono credibilità il saluto dell’Assessore Pizzuti, sempre dignitosamente presente alle buone occasioni culturali del paese, e la bella pagina introduttiva, bella di concetti e di parole, di Gegè Nastasi, poeta titolato, uomo di fede e di acuta sensibilità, che vorrei maggiormente conosciuto e onorato dai sui e miei concittadini per il processo di crescente impegno e il raggiungimento di mete gloriose che sono i premi nazionali, riservati alle penne più alte autorevolmente riconosciute. Per tutti questi motivi il libro meritava l’attenzione pronta e cordiale della Dott.ssa Elvira Graziani, che potrà parlarne con autorevole specificità, come Direttrice della Biblioteca Nazionale di Cosenza, titolo che fa fede del suo valore professionale e onora il suo Paese, e un tantino, perché no? Anche me, che da Preside l’ho avuta intelligente e dignitosa alunna nel corso liceale di Corigliano e l’ho poi ritrovata affermata colta professionista in non lontani incontri, anche in questa stessa Università. La sua figura mi è per questo molto cara ed anche perché mi appare accanto a due ombre sacre, quella della madre Ada, apprezzata e amata professoressa di Scienze naturali nello stesso Liceo, severa insieme e materna, signorile e familiare, a me legata da reciproco rispettoso affetto; quella del padre Renzo, mio compagno in anni di studi ginnasiali, ma più grande di me, di onorate tradizioni familiari, di cui portava l’impronta negli atti e nelle parole, e gentile animo di poeta. Ma qui mi accorgo di avere composto intorno a questo tavolo un focolare domestico. Non era mia intenzione, ma ne sono contento. Sta a voi, se volete, alimentarlo. Giovanni Sapia |
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Ultimo aggiornamento: sabato, 14 novembre 2015 Copyright © Franco Emilio Carlino. Tutti i diritti riservati